“L’importanza di stagni e laghetti per la salvaguardia degli anfibi”
Vorremmo dare alcune informazioni sugli anfibi che è possibile osservare nei nostri stagni, sulle principali problematiche legate alla loro conservazione e chiarire cosa possiamo effettivamente fare noi, come semplici appassionati.
Partiamo col dire che in Europa ci sono 86 specie di anfibi, quasi metà delle quali vivono in Italia (l’ultima checklist ammonta a 41-44 specie)Ma quali sono i maggiori pericoli conservazionistici per queste specie? I principali sono il degrado ambientale e la perdita degli habitat.
Secondo la IUCN (International Union for Conservation of Nature), la principale causa del declino degli anfibi è proprio la perdita di habitat, in particolare quella dei loro delicati siti riproduttivi. Siti che purtroppo vengono volontariamente o involontariamente prosciugati, distrutti/alterati da urbanizzazione e attività agricole e “popolati” con specie alloctone invasive. Purtroppo, non è sempre facile far conciliare gli interessi economici e l’assenza delle giuste nozioni di ecologia con la salvaguardia di queste specie. Ma cosa possiamo fare noi appassionati?
Possiamo direttamente agire sulla principale causa di declino, la perdita di habitat.
Costruire uno stagno per la biodiversità di piccole-medie dimensioni, anche in ambienti mediamente urbanizzati, può significare molto per queste specie e per la loro salvaguardia. In primis, uno stagno “per la conservazione della natura” non dovrebbe ospitare specie esotiche, soprattutto se invasive. Purtroppo, la fauna esotica più impattante è anche quella più comune nei laghetti di tutta Italia e questo ha avuto conseguenze negative su larga scala: gambusie, carassi e testuggini americane non solo hanno monopolizzato le piccole zone umide da giardino, ma sono finite per invadere (tramite fughe o immissioni volontarie) anche le zone umide naturali/seminaturali, alterandone l’ecologia e rendendole inadatte per la sopravvivenza e la riproduzione di molti anfibi autoctoni già minacciati.
Quanto detto per gli anfibi vale anche per una lunga lista di invertebrati acquatici e piante palustri, gruppi anch’essi in forte declino in Italia, soprattutto nelle zone di pianura.
Negli stagni di piccole dimensioni (<100-200 mq), se lo scopo è creare un habitat specificatamente per anfibi, è inoltre fortemente sconsigliata la presenza di qualsiasi pesce (anche specie autoctone), in quanto l’ittiofauna nelle piccole zone umide isolate dai corsi d’acqua non sarebbe naturalmente presente e rappresenterebbe un grosso fattore di disturbo.
Alcuni anfibi tollerano la presenza di ittiofauna nel corso di tutte le fasi vitali (in particolare i rospi e le altre specie che normalmente depongono le uova in aree dove le specie ittiche sono naturalmente presenti), mentre altri, come ad esempio i tritoni, sono invece molto più sensibili e la presenza di pesci, specie se in piccoli invasi, ne limita fortemente il successo riproduttivo.
Testo di Giacomo Piazza e Jacopo Cristoni.
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